Si è svolta domenica 01 dicembre la sobria ma commovente cerimonia di intitolazione del centro sportivo di viale 25 Aprile all’indimenticato pioniere del rugby udinese Marco Pellegrini.
Dopo la benedizione del parroco del quartiere don Roberto che citato la lettera di San Paolo apostolo agli sportivi ed alla presenza del Sindaco di Udine prof. Piero Fontanini e dei consiglieri comunali Paolo Pizzocaro e Mirko Bortolin, di rappresentanti della Regione e dello sport il consigliere federale Fabio Beraldin e Alessandro Talotti, è stata scoperta la targa di intitolazione del centro sportivo dalla moglie e dalla sorella del compianto Marco Pellegrini.
Il discorso di Francesco Lento ha ricordato ai numerosi presenti (amici e compagni di squadra) l’uomo Marco Pellegrini unanimemente considerato l’anima del rugby udinese: egli è stato giocatore e capitano della Rugby Udine negli anni ’60 e ’70, allenatore (anche delle nazionali giovanili), Presidente e dirigente nei decenni a seguire fino al momento della sua morte. Trascinatore, ispiratore, motivatore, Marco Pellegrini è stato tutto questo ed anche di più; nella sua lunghissima carriera alla Rugby Udine, dai primi anni ‘60 fino alla morte, egli è stato giocatore, capitano, allenatore, consigliere, presidente e soprattutto tifoso.
È stato protagonista della vittoria di quello che, allo stato, è il massimo trofeo conquistato dalla Rugby Udine e cioè il Trofeo Federale del 1969. Nel suo palmares figura anche la qualifica di allenatore federale, che egli ha ricoperto negli anni ‘80 guidando diverse selezioni del Triveneto ed avendo alle sue “dipendenze” giocatori che poi avrebbero fatto una luminosa carriera nella Nazionale maggiore. Passato al ruolo di dirigente è stato sempre funzionale e fondamentale in ambito societario; si è impegnato moltissimo anche a livello economico per il buon andamento del Club, anche e soprattutto quando, con la promozione in serie A, gli impegni si erano fatti onerosi. Marco Pellegrini, con i suoi piccoli “riti” che tutti conoscevano, ha sempre avuto una parola gentile per tutti, scherzava sempre con i giocatori, canzonandoli a modo suo con l’intento di motivarli nei confronti del loro diretto avversario.
Di bell’aspetto, Marco ha sempre esercitato fascino anche sul gentil sesso, ma il suo vero amore erano il Club e la squadra, che difendeva sempre a spada tratta contro tutto e contro tutti. Memorabili le sue dispute con gli arbitri, che oramai lo conoscevano ed accettavano con fair play le sue (peraltro sempre motivate) critiche dalla tribuna. Indimenticabili i modi di dire, i soprannomi e le frasi che egli nel tempo ha coniato nel mondo del rugby ed indimenticabile, soprattutto, il canto dell’Alouette, che Marco amava intonare circondato dai “suoi” ragazzi.
Una vita dedicata al rugby, che egli ha amato più di ogni altra cosa, dimostrando sempre e comunque amore per la maglia, talento, impegno, correttezza, leadership, senso del dovere, cameratismo e, soprattutto, generosità. I valori del rugby concentrati in una persona, una persona rara, che ha dato insegnamenti che resistono ancora. Un esempio. Un uomo che manca tantissimo.
La cerimonia si è conclusa con la messa a dimora di un ciliegio selvatico e con la grande festa del Mini-Rugby con quasi tutte le società della regione a celebrare questa intitolazione. Il Presidente Daniele Romanello ha poi concluso ricordando come si stia portando avanti il sogno di marco Pellegrini in questo centro sportivo creato per i giovani udinesi che vogliono praticare questo sport.
Francesco Silvestri
